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LA CHIESA DEDICATA ALLA SANTA “PROSTITUTA”

Uno dei più bei monumenti della Roma antica, tra l’altro splendidamente conservato, è il tempio di Portunus (erroneamente detto della Fortuna Virile) che domina l’antica zona del foro boario, cioè la zona che nell’antichità classica era deputata ad ospitare il mercato del bestiame.

Questo splendido tempio, la cui costruzione risale probabilmente alla fine del  IV sec a.c., era dedicato ad un divinità fluviale particolarmente amata a Roma: Portunus. Costui era il Dio protettore di qualsiasi tipologia di entrata (una sorta di “duplicato” del Dio Giano) e dei porti fluviali e, come tale, anche “il nume tutelare” dei commerci fluviali; rappresentato sempre con le chiavi in mano, era fortemente venerato soprattutto all’inizio del periodo imperiale, tanto è vero che il 17 agosto si celebravano  i famosi Portunalia, feste in suo onore che si svolgevano nel vicinissimo  Porto Tiberino e i cui riti sono a noi sconosciuti. Di fronte a questo porto, che era uno dei più importanti dell’Urbe, si trovava il nostro Tempio, il cui aspetto attuale  risale alla prima parte del I sec. a.c. (ricostruito pare intorno all’80 a.c.). E’ giusto ricordare che quando i romani ricostruivano un luogo di culto, lo facevano riproducendo fedelmente ciò che lo stesso era in origine. Perché questo? Nella loro religione, che si basava essenzialmente sull’attenta osservanza di minuziosi formalismi, ricostruire un luogo sacro con connotazioni, caratteristiche ed elementi differenti rispetto all’origine, significava offendere quella certa divinità e suscitare le sue ire. Meglio evitare quindi! Tornando al tempio, dobbiamo dire che esso sorge su un podium ricoperto da lastre di travertino, ha forma rettangolare ed è costituito da una cella, deputata al culto,  e da un pronao antistante la stessa. Le colonne del pronao sono in travertino ed i capitelli di ordine ionico; splendido l’architrave con un fregio di festoni appesi a candelabri, tipici dell’arte romana. La cella è in tufo così come le semi colonne che la contraddistinguono. È un tempio molto bene conservato e, forse, il motivo per cui esso lo è, risiede nel fatto che a partire dalla fine del IX sec. fu “convertito” in chiesa cristiana. Fu dedicata prima a Santa Maria de gradellis, pare per la vicinanza di una scalinata che raggiungeva le rive del fiume, quindi, a partire non si sa bene da che periodo e soprattutto non se ne conosce bene il motivo, fu consacrata alla singolare figura di Santa Maria Egiziaca. Nel  1571 passò alla comunità Armena di Roma e restò luogo di culto fino al 1921, quando la chiesa fu sconsacrata e fu ripristinato l’antico tempio romano. Seppure sia stato ripristinato l’antico tempio, al suo interno sono ancora visibili affreschi che descrivono scene della vita della Santa e che ci fanno comprendere come il suo culto fosse molto sentito. Ma chi era Santa Maria Egiziaca? Forse non tutti sanno la particolarissima storia di questa ragazza egiziana, vissuta a cavallo tra il IV ed il V sec. d.c., che si guadagnava da vivere facendo la prostituta e che, convertitasi, mentre si trovava in Terra Santa, decise di condurre una vita da eremita nel deserto oltre il Giordano. Qui in totale solitudine  visse, secondo la leggenda, ben 47 anni. Santificata subitoo dopo, fu considerata, quindi, la protettrice delle prostitute, o meglio delle prostitute pentite.  Tutt’oggi viene venerata sia dalla Chiesa Cattolica che da quella Ortodossa nonché da quella Copta. Tornando al tempio di Portunus, a partire dal momento in cui fu convertito nella chiesa dedicata a Maria Egiziaca, fu meta, ogni 1° aprile (giorno in cui si celebrava la Santa), di pellegrinaggio da parte di meretrici e penitenti provenienti da ogni zona di Roma  e non solo. Pertanto, nel cuore del cinquecento, nella Roma dominata dal Papato e da un “apparente” bigottismo morale, era usuale, ogni 1°aprile, vedere una moltitudine di prostitute affollare le zone adiacenti il nostro tempio ed assistere alla funzione religiosa che in esso si teneva. Il tutto avveniva sotto gli occhi divertiti e “curiosi” di moltissime persone che assistevano alla scena, attirate anche dal fatto che molte “devote” vi accorrevano completamente nude. Lo spettacolo doveva essere davvero singolare e la particolarità della situazione era accentuata anche da un’altra considerazione: questa Santa era la protettrice delle prostitute pentite, quindi di meretrici che avevano deciso di cambiare vita, dopo un percorso interiore di redenzione. Ci si potrebbe chiedere quante di esse in effetti abbandonassero questo mestiere a celebrazioni ultimate; maliziosamente pensiamo non moltissime…….

 

Giuseppe Rosselli

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