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La Basilica Di Santa Prassede

Una delle opere medioevali più belle ed affascinanti di Roma è sicuramente la basilica di Santa Prassede. Tale chiesa si affaccia sulla via che da essa prende il nome, una via, nelle vicinanze di Santa Maria Maggiore, quasi nascosta, che difficilmente si percorrerebbe se non si sapesse della presenza di un luogo di culto così particolare ed importante. Essa è dedicata a Santa Prassede. Figlia del senatore romano Pudente che, convertito al cristianesimo, divenne anch’egli santo, Santa Prassede ospitò nella propria casa, insieme alla sorella Santa Pudenziana, l’apostolo Pietro prima che lo stesso fosse imprigionato e crocifisso (64 o 67 d.c.).

Ebbene là dove sorgeva tale abitazione venne costruito un luogo di culto cristiano, probabilmente già nel corso della seconda parte del V sec d.c. I primi luoghi di culto cristiani in Roma, venivano chiamati “tituli”. Il “titulus” era un edificio privato più o meno grande dedicato allo svolgimento delle cerimonie religiose ma che veniva anche utilizzato come punto di ritrovo per le prime comunità cristiane. Una specie di moderna parrocchia. Il proprietario dell’immobile, alla morte, lo donava alla comunità cristiana ed il “titulus”, che prendeva il nome dal suo donatore, andava a costituire il nucleo originario della futura chiesa. La basilica vera e propria, quella che vediamo oggi, capolavoro dell’architettura medioevale, fu costruita sui resti del “titulus Praxedis”, intorno all’817-820 d.c. per volontà di Papa Pasquale I. Seppure numerosi furono nei secoli i restauri, la pianta e l’organizzazione interna sono quelli originari. A tre navate, priva di transetto, al centro del pavimento della navata centrale vi è uno splendido disco di porfido rosso che copre il pozzo nel quale, secondo la tradizione, Santa Prassede raccolse i resti di oltre 2.000 martiri cristiani. Bellissimo è il pavimento in marmi policromi, tipico dell’arte medioevale, in particolar modo dell’Alto medioevo. Ciò che rende però questa basilica del tutto unica a Roma e non solo, è la splendida cappella di San Zenone che si trova a metà della navata di destra. Tale ambiente fu fatto costruire da Papa Pasquale I in onore di sua madre Teodora che era, appunto, devota di San Zenone. È un capolavoro del’arte bizantina; particolarmente spettacolari sono i mosaici di questa cappella, le minuscole tessere d’oro, sapientemente incastonate, danno ai disegni una luminosità unica. Famoso è il mosaico della volta: abbiamo al centro un medaglione, sorretto da 4 angeli, dentro i quali vi è la figura di Cristo. Per la bellezza dei mosaici (tra l’altro raffiguranti  anche la Madonna con bambino, Papa Pasquale e la madre Teodora) la cappella di San Zenone è soprannominata il “Giardino del Paradiso”. L’ambiente che si trova a destra della cappella accoglie una parte della colonna alla quale Gesù fu legato per essere flagellato. Fu portata a Roma, da Gerusalemme, all’inizio del XIII sec; ha una forma leggermente conica, è alta 63 cm ed è custodita in una teca di bronzo dorato. Del periodo sempre di Pasquale I sono anche i mosaici dell’arco trionfale e quelli dell’abside. In questa parte della chiesa vi è anche un affresco del 1735 che descrive Santa Prassede che raccoglie il sangue dei martiri cristiani. Dello stesso periodo sono sia lo splendido baldacchino che l’altare maggiore, capolavoro del tardo barocco. Del secolo successivo è invece il soffitto ligneo a cassettoni. Se vogliamo invece vedere alcuni importanti resti del “titulus Praxedis”, bisogna andare nel cortile davanti alla facciata della basilica: i resti del colonnato sono proprio quelli dell’edificio del V sec. 

 

Giuseppe Rosselli

     

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